Il cannibalismo a Papua Nuova Guinea e in Melanesia in generale, esisteva davvero.
Alle Fiji per esempio hanno la tomba di questo capo villaggio, tale Udre Udre, che avrebbe mangiato oltre 800 uomini. Ho usato la foto come copertina.
L’arrivo dei missionari in Melanesia sradicò il cannibalismo che si declinava in due forme diverse: come rito funebre e punitivo.
I cari del defunto ne mangiavano delle parti che avessero avuto un significato per la persona che partecipava al rituale. Per esempio le mani toccavano a chi era stato mantenuto dal lavoro di quell’uomo. Abolendo tale costume pare sia venuta meno anche la malattia chiamata kuru, divenuta popolare nel mondo intero con il cosiddetto “morbo della mucca pazza”.
Il cannibalismo a Papua Nuova Guinea era poi punitivo per il nemico. Mangiarlo era la celebrazione della vittoria e la dimostrazione di umiliazione totale, trasformi il tuo nemico persino in feci.
Ben diverso il cannibalismo dei Polinesiani, pure punitivo certo – pensate alla danza prima del rugby dove mostrano la lingua come a dire ti mangerò – , ma dove si cercava di prendere la forza del nemico inglobando il suo corpo nel proprio (il concetto di “mana” è più polinesiano che melanesiano). E ancora diverse poi le accuse di cannibalismo fatte dagli Europei ad altri popoli in altre epoche: definire una persona come cannibale ti permetteva di considerarlo senza un’anima e dunque poteva essere un soggetto da schiavizzare. Della definizione si abusò per convenienza. Quando si prese davvero contatto con la PNG l’Europa aveva già abolito la schiavitù da tempo, perciò la descrizione della pratica era senza secondi fini…
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