A Ottobre 2019 ho partecipato ad una maratona in Afghanistan davvero speciale: è l’unico evento sportivo in tutta la nazione in cui uomini e donne sono insieme.
E’ pericoloso?
Si certo lo è. Andare in Afghanistan è pericoloso, così come è pericoloso contravvenire alle loro tradizioni di segregazione femminile facendo correre le donne in mezzo a uomini.
Dei visionari nel 2015 hanno ugualmente organizzato una prima maratona in Afghanistan a Bamiyan. Da allora si è corso ogni anno e ogni edizione ha avuto numeri crescenti.
TURISMO ESTREMO in Afghanistan
L’Afghanistan è off limits per il turismo. Anche da un punto di vista formale: l’Ambasciata in Italia non rilascia il visto per turismo.
Ma l’inconsistenza di una nazione fragile lo si vede anche da questo. E’ una decisione che viene presa singolarmente da ogni ambasciata afghana. Non c’è coordinamento.
Dunque da bravo Ambasciatore disoccupato sono volato a Dubai (due volte) per – finalmente – avere il mio visto.
Volare in Afghanistan
Vi sembrerà strano, eppure ci sono una decina di voli di linea ogni giorno che atterrano a Kabul. A bordo ci sono solo soldati in licenza a Dubai, uomini di affari, qualche Afghano ricco e personale di Organizzazioni umanitarie. E poi certo, un Ambasciatore disoccupato…
Perché come potete immaginare è uno dei paesi meno visitati al mondo per turismo: tra luglio e settembre 2019, ultimo dato disponibile prima della maratona, tra i civili, 1.174 sono stati uccisi e 3.139 feriti. Parlo solo di civili. Poi ci sono tutti coloro che combattono.
Nessuno vi chiederà mai niente in volo o aeroporto, ma la regola è sempre la stessa: farsi gli affari propri. Mai dire dove si va, per quale motivo e quanto si starà.
L’alloggio in Afghanistan
Ad attendermi una persona di grande fiducia che mi ha fatto vestire “alla afghana” e portato in un luogo di sicurezza di cui io… ignoro tutt’ora l’indirizzo!
Gli alberghi usati a Kabul non hanno insegne. Non sono certo sulle pagine gialle. Si cerca di minimizzare l’attenzione. E comunque si evita di comunicare l’indirizzo persino al cliente. Così se fosse rapito non potrebbe rivelare l’ubicazione degli altri stranieri.
Avevo con me sempre un numero da chiamare per ogni emergenza, ma non sono mai stato solo.
Da Kabul a Bamiyan, luogo della Maratona in Afghanistan
Kabul è formalmente controllata dal Governo afghano (filo-occidentale, democratico). Ma il Governo controlla solo qualche quartiere, l’aeroporto, la zona verde e poco più.
Uscire da Kabul con la macchina è rischioso. Ogni posto di blocco è un pericolo, perché potrebbe essere illegittimo.
Bamiyan è un importante centro, proprio all’incrocio di importanti strade dell’Afghanistan e a soli 200 Km dalla capitale. Ma bisogna volare per minimizzare il rischio. Le strade fuori da Kabul sono controllate dai Talebani.
Bamiyan e i Buddha distrutti
Bamiyan è famosa per le due grandi statue di Buddha distrutte dai Talebani nel 2001.
Oggi Bamiyan, per gli standard dell’Afghanistan, è una zona da considerarsi sicura. Ciononostante, per aumentare la sicurezza, la data della maratona è tenuta segreta quanto più possibile (infatti la chiamano la maratona segreta, ne hanno fatto un film), l’intera zona viene isolata e messa in sicurezza.
Tutta l’area della maratona diviene accessibile solo con dei check point stile aeroporto per entrare, ma soprattutto forze straniere fanno la guardia e danno una bella mano.
Far correre le donne proprio lì dove i Talebani distrussero le statue, è un colpo da maestri…
La Maratona in Afghanistan
Alla maratona partecipano tanti uomini e donne del posto, inoltre nel 2019 eravamo 14 stranieri a correre, alcuni arrivati dalle Ambasciate di Kabul. Sky ha fatto un articolo al riguardo che trovi QUA.
Quest’anno circa 40 donne afghane hanno addirittura completato i 42,195 metri. Nella prima maratona una sola donna arrivò al traguardo.
In questa edizione non si sono registrate piccole o grandi maleducazioni, insulti perché una donna che corre è una offesa all’Islam, niente lanci di pietre, neppure minacce di morte agli stranieri per essere venuti.
Chi assiste alla manifestazione solitamente è legato a qualcuno che corre, per cui tutto sommato, ne accetta le regole e lo scopo.
Ma oltre alla gente di Bamiyan, da altre zone dell’Afghanistan sono arrivate tante ragazze a correre. E questo grazie a FreetoRun, associazione per la quale ho raccolto 6.500 dollari per finanziare l’evento.
Perché è importante questa Maratona in Afghanistan?
La maratona mette in discussione molte regole. Per le donne era proibito correre una maratona anche in Occidente qualche decennio fa: troppo faticoso per una donna che era considerata un essere fragile.
Immaginate cosa significhi per l’Afghanistan, dove alle donne è sconsigliata ogni attività fisica. O proprio proibita lì dove sono i Talebani a fare le regole.
Una donna che corre non può indossare il burqa, deve avere delle moderne scarpe da ginnastica, deve essere “molto poco” vestita per gli standard afghani.
Una donna correndo prende confidenza dei suoi mezzi, si accorge di potercela fare, può perfino superare un uomo in gara!
Può adoperare assorbenti, può indossare vestiti colorati, una maglietta di una squadra di calcio, può mettersi in tuta.
Ma soprattutto, completare una maratona richiede allenamento.
La preparazione fisica è libertà!
Prepararsi a una maratona in Afghanistan è molto diverso da ciò che potete immaginare. Ovviamente correre per 42 km richiede disciplina e soprattutto tanto allenamento: questo vale ovunque.
Ma in Afghanistan vuole anche dire che bisogna uscire di casa e correre: da sole! Senza un guardiano maschio.
La condizione della donna in Afghanistan
Andiamo ora oltre la mia personale esperienza e l’eccezionalità della maratona: vediamo la condizione della donna in Afghanistan.
Che come purtroppo tutti sanno, è terribile. Ora, io non sono qui a dirvi che non è vero: anzi, temo possiate vederne aspetti ancora peggiori al termine dell’articolo. Perché all’orrore non c’è proprio fine.
Cominciamo da un concetto base da ricordare sempre.
Il corpo di una donna non le appartiene. Appartiene al marito, alla famiglia, alla tribù. L’onore di un uomo è tanto maggiore, quanto più sottomessa è la sua donna. Un uomo che non domina la sua donna non merita rispetto. Nella tribù è disprezzato, è un debole, un perdente. Non sai farti rispettare a casa, vuoi essere rispettato nella comunità?
Conclusione
La maratona è sempre un viaggio più che una corsa; in questo caso è un viaggio verso l’emancipazione.
La corsa permette a tutti di vincere, ognuno corre contro e per se stesso.
Qui in Afghanistan la vittoria poi vale molto di più: gli uomini vogliono che cammini lentamente e un passo indietro a loro? Tu puoi superarli in gara. Vogliono che tu sia sotto un burqa al punto che all’uscita dalla moschea (dove si prega separati) tuo marito non sa più quale sei delle tante mogli che aspettano?
Vogliono che tu non faccia rumore, non possa ridere? Fai un bell’urlo tagliando il traguardo e soprattutto studia per scardinare il sistema.
Per questo penso che supportare la maratona sia un aiuto che dura nel tempo.
La parità di genere non è un diritto delle sole donne occidentali: è di tutte le donne del mondo. E la parità di genere è la causa più importante per cui spendersi al mondo: riguarda la metà popolazione.