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Mutilazioni Genitali Femminili

Il 6 febbraio è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili (#FGM). Nel mondo vivono oltre 200 milioni di bambine, ragazze e donne a cui hanno rimosso parzialmente o totalmente gli organi genitali esterni. Alcune hanno addirittura subito la cucitura della vagina.

Delle bambine muoiono durante l’esecuzione. Il taglio solitamente si fa con un semplice rasoio. Troppo spesso leggo che sia una pratica, certo da eliminare, ma dovuta alla “cultura”. Non sarebbe meglio essere più diretti e dire che è dovuta principalmente ad una idea di ineguaglianza di genere per cui la sessualità delle donne va controllata e il piacere limitato/negato? Una donna che non prova piacere non tradisce il marito.

Per tutto ciò viene usata spesso la parola “cultura”, intesa in senso molto ampio. Che dunque può essere formalmente corretta, nel senso che quasi tutto è cultura alla fine. E proprio per questo, a meno che non si sia a un congresso di antropologi, la parola non mi appassiona molto.

E invece manca talvolta una importante parola che certamente ha un peso in tutto ciò: “religione”. Le difese possibili per la religione sono tante: tale pratica è diffusa da prima che apparissero le grandi religioni. Inoltre non c’è traccia di obbligo di mutilazioni genitali femminili nella Bibbia o nel Corano. E infine si può anche sostenere che tale barbarie va avanti in comunità molto religiose, ma che in questo non rispettano ciò che dice la religione. Oppure recepiscono la regola religiosa in maniera sbagliata e tagliano pensando sia gradito a Dio.

Però io sinceramente non riesco ad assolvere completamente: tale pratica è diffusa principalmente nei Paesi dove sono presenti grandi comunità islamiche. Sia pure con notevoli eccezioni.

Alcuni “soliti sospettati” da noi turisti estremi sono innocenti: si pratica molto poco in Arabia Saudita, Pakistan, Afghanistan, Iran per esempio.

E attenzione: altre nazioni che praticano le FGM hanno invece anche grandi comunità cristiane, talvolta superiori alla metà della popolazione che fanno altrettanto (Etiopia ed Eritrea per esempio). Da parte dei religiosi di alcuni Paesi, le FGM troppo spesso sono raccomandate, tollerate, considerate una scelta libera dei genitori.

L’Università di al-Azhar, forse la più prestigiosa nel mondo islamico, si è pronunciata contro le FGM solo nel 2007. Sarebbe ora che le religioni dicessero chiaramente che tale pratica è un peccato. Lì sul posto, nel villaggio, a quei genitori: non solo in televisione o su qualche pubblicazione. Se già lo fanno, sarebbe ora che fossero più incisivi: si praticano negli stessi posti dove la vita sessuale è ancora regolata in gran parte da precetti religiosi.

E veniamo invece agli Stati e alle leggi secolari. Oggi le FGM sono ancora legali in Somalia, Mali e Sierra Leone. E poi in alcune zone della Nigeria e del Camerun. Sono state vietate l’anno scorso in Sudan. Se vi sembrano Paesi lontani e sconosciuti, pensate all’Egitto, dove tanti vanno in vacanza, lì dove c’è al-Azhar: quasi 9 donne su 10 hanno dovuto subito il taglio. Gli altri Paesi più colpiti, hanno tutti vietato le FGM negli anni che vanno dal 1995 al 2018. Però sarebbe ora che oltre alle leggi, gli Stati mettessero in galera chi continua.

[Alcune mamme praticano le FGM sulle figlie perché altrimenti nessuno le vorrà in sposa… questa purtroppo è una frase che ho sentito di persona]