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Inginocchiarsi contro il razzismo

Inginocchiarsi contro il razzismo, tutti, nessuno o solo alcuni?

Non so se un calciatore debba sposare una causa in ogni occasione.

Ma a doverne scegliere una, il razzismo è tra le migliori perché riguarda una quantità enorme di persone nel mondo.

I nostri occhi, nonostante sia un Europeo, infatti dovrebbero andare ben oltre l’Europa 🇪🇺.

Intanto in USA 🇺🇸 ovviamente, ma l’America viene presa di mira non perché particolarmente razzista, ma perché dal Paese leader al mondo ci si aspetta giustamente ben di più.

Il culmine si ha in Mauritania 🇲🇷, dove circa un sesto della popolazione, la più nera, vive in schiavitù. In foto copertina una ragazza Haratin trovata su wikipedia. Sì oggi, sia ben chiaro. E non se ne parla mai. La Mauritania però è piccola e marginale?

In India 🇮🇳 vive ⅙ della popolazione mondiale. Se vuoi scommettere sul “rango” della casta di un uomo, basarsi sul colore della pelle è ancora la scelta più vincente: più la pelle tende al bianco, più alta la casta. L’India si vanta di essere stata la unica grande civiltà che non abbia conosciuto la schiavitù, però certi meccanismi sono stati inglobati eccome.

In Asia è risaputo quanto il bianco sia bello e il nero brutto.

Ma persino in Africa in generale non cambiano le cose. Non parlo solo della parte Nord dove gli Arabi si sentono superiori o della parte Sud dove tutti conosciamo l’orrore dell’Apartheid 🇿🇦. Parlo proprio dell’Africa subsahariana. Anche lì più un uomo è nero e più è probabile che sia in basso nella scala sociale.

E la scelta del messaggio contro il razzismo è buona durante una partita perché lo sport è molto meritocratico: se corri più veloce, sei più forte, giochi meglio a pallone, nessuna bassa considerazione o pigmentazione della pelle può ostacolarti.

Il razzismo lo subisci solo per colpa del pubblico. Quel pubblico davanti a cui si inginocchiano i giocatori.

Boh sarebbe bello se a inginocchiarsi contro il razzismo fosse il pubblico!