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La presa della ka’ba

Nel 1979 circa 500 uomini diedero vita alla presa della Ka’ba.

Si infiltrarono nella grande moschea di Mecca, la più grande del mondo, quella che ospita la Ka’ba, la casa di Dio. Tanti di loro entrarono portando delle bare “in pellegrinaggio” a ricevere un’ultima benedizione. Ma oltre ai corpi, dentro alle bare c’erano nascoste armi e quanto necessario per barricarsi dentro. Il loro leader (nella foto in copertina) prese in ostaggio la Ka’ba e i fedeli: annunciò al mondo che il Mahdi (il Messia islamico) era arrivato. Il Mahdi era suo cognato, lì in mezzo a loro per ristabilire la giustizia e portare la pace.

L’arrivo del “Messia” si ebbe il primo giorno dell’anno 1400 (usando il calendario islamico). Secondo un detto del Profeta, ogni 100 anni arriverebbe un riformatore. Poi, sempre in accordo con altri detti del Profeta, il Mahdi aveva le fattezze giuste: il mento pronunciato, l’altezza richiesta, il nome e discendenza adatti, le qualità morali e così via.

Tanti degli ostaggi non parlavano arabo visto che venivano da ogni parte del mondo e probabilmente non capirono una parola. Ma molti si unirono a lui: al punto che quando i fanatici, alcuni giorni dopo, permisero a tutti coloro che lo desideravano di andare via, un buon numero di persone rimase, pensando di trovarsi protagonisti di un evento divino.

Il Mahdi, il Messia islamico

Il Mahdi, il Messia islamico guidato da Dio, non è menzionato direttamente nel Corano ma tanti Musulmani nel mondo credono che verrà insieme a Gesù, che da credenza islamica fu elevato in cielo da Dio prima della crocifissione, forse senza mai fare esperienza della morte. Il Messia verrà in prossimità della fine dei tempi, ucciderà tutti i maiali e distruggerà il Male facendo trionfare l’Islam su tutta la terra.

Per la prima volta i Sauditi incontravano dei terroristi e furono molto indecisi sul da farsi. Erano dei terroristi, ma erano molto religiosi. Andavano assecondati oppure combattuti? I politici erano di fronte a un dilemma proprio come i religiosi, a cui viene sempre richiesto un parere su come procedere.

Mettetevi nei panni di un religioso e vedrete che si sarà tormentato nell’indecisione: e se fosse davvero il Messia? Mi ritroverei all’inferno per aver detto di provare a ucciderlo? Ma se non lo fosse, starei lasciando la casa di Dio nelle mani di pazzi? Alla fine si decise di intervenire: l’Occidente, cioè noi, cioè i loro alleati, non era così incerto sul da farsi. Diciamo che è più probabile che siano dei terroristi che non il Messia… Dopo due settimane di assedio e lotte, per terminare la contesa l’Arabia Saudita chiese finalmente aiuto diretto alla Francia, che mandò le sue teste di cuoio.

La liberazione della Ka’ba

Al primo tentativo provarono ad affumicare i terroristi che si erano rintanati dentro la moschea, ma con poco successo. Le teste di cuoio non si persero d’animo, essersi salvati non voleva dire che non fossero dei terroristi: inondarono la moschea di acqua per poi elettrificare il terreno, fulminando tanti all’interno. Questo funzionò.

I Francesi misero fine alla presa della Ka’ba e non pensavano certo di avere a che fare con il Messia: si resero però conto in fretta di avere di fronte un gruppo armato ben organizzato che aveva tiratori su ogni minareto e sapeva disporsi con logica. Naturalmente le forze armate europee erano superiori e liberarono la moschea con facilità. Dovettero però superare un problema: solo i Musulmani possono entrare a Mecca. I soldati dunque si “convertirono” formalmente e velocemente, per poi procedere a difendere la loro – nuova – religione. In teoria, poi, a Mecca dovrebbe regnare la pace, tanto che un buon Musulmano non può neanche tagliare i rami degli alberi. Ma su questo si chiuse un occhio…

I superstiti della presa della Ka’ba, tra cui il capo, furono catturati e uccisi pubblicamente. Quanto accaduto ha un riflesso enorme sull’Arabia Saudita di oggi.

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