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Smembrare un giornalista

Il principe ereditario dell’Arabia Saudita (a destra nella foto di copertina) ha fatto smembrare nel 2018 il corpo del giornalista Jamal Khashoggi (a sinistra), che era entrato nel consolato saudita a Istanbul.

Questi gli eventi: uno squadrone della morte composto da quindici persone è atterrato in Turchia per “turismo”. Sapevano che Khashoggi sarebbe venuto il giorno dopo a ritirare dei documenti. Lo hanno ucciso, fatto a pezzi e portato via smembrato in delle valigie.

Dall’Arabia avevano anche fatto venire una persona della sua stessa corporatura, un suo “sosia” che ha messo in scena l’uscita dal consolato. Si è fatto riprendere da qualche telecamera nelle vie vicino (con i vestiti della vittima ma non le sue scarpe, probabilmente non gli entravano).

Khashoggi era intimo della famiglia reale, confidente di Re e principi, amico di bin Laden quando era ancora legato ai Reali; sapeva sempre cosa accadeva nel Regno. Tutti i corrispondenti internazionali ricevevano da lui le notizie. Negli ultimi anni si era avvicinato ai Fratelli Musulmani, aveva appoggiato le Primavere arabe e cominciato a criticare i Reali sauditi.

Ma per noi turisti estremi ficcanaso che amano ragionare sugli eventi, oltre alla esecuzione da film horror che ha fatto smembrare un giornalista, c’è ben di più. Perché l’incredibile mole di prove e filmati che condannano l’Arabia Saudita possono voler dire una sola cosa: il consolato saudita a Istanbul era spiato dalla Turchia, che ha diffuso le prove!

Cosa gravissima. Certo, non quanto smembrare un giornalista per aver espresso delle opinioni…

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