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I missionari in Melanesia

In Melanesia i missionari più intraprendenti erano arrivati da tempo, alcuni addirittura a seguito delle prime esplorazioni verso la fine del 1500. Il più famoso è il Reverendo Baker che andò nelle Fiji e fu mangiato nel 1867 (e non fu l’unico a fare questa fine. Persino il grande capitano James Cook forse fu poi mangiato ma non è chiaro).

Nella foto di copertina un pezzo della scarpa di Baker quando fu mangiato, è esposta al museo di Suva (Fiji).

Dopo la Seconda Guerra mondiale c’erano finalmente gli strumenti per penetrare nel territorio in sicurezza.

I missionari erano comunque di fronte ad un compito improbo: in Papua Nuova Guinea si parlano oltre 800 lingue diverse e le usanze sono quanto di più lontano possibile con cui confrontarsi.

Per farsi accettare e prendere confidenza, solitamente i missionari arrivavano e cercavano di essere utili alla comunità. Una volta che si sono fatti ben volere, e presa confidenza con la lingua e le usanze, introducevano Gesù e i concetti cristiani. Poi magari provano a costruire una chiesa e infine a tradurre la Bibbia nella lingua del posto (la Bibbia è il libro più tradotto al mondo, esiste in oltre duemila diverse lingue).

Storicamente i missionari avevano fatto ricorso a spettacoli teatrali per rappresentare un messaggio in cui il ricevente diventa così protagonista. In una rappresentazione teatrale riuscivi più facilmente a farli vestire, davi i ruoli più importanti ai notabili del posto valorizzando le gerarchie esistenti, però coinvolgevi anche l’intera comunità. Storie della Bibbia si uniscono a miti e leggende del posto, per il paradiso si sale in alto sulle scale, i diavoli sono sempre dello stesso colore, etc.

Insomma si “forzava” la propria religione per mostrarla come simile e in grado di convivere con le credenze del posto. Il tutto per renderla prima accettata, per poi, poco per volta, inserire invece le differenze, le nuove regole e cercare di cambiare tutto

I missionari possono distorcere la religione?

Forse è moralmente discutibile il piegare e distorcere la propria religione per essere accettata. Però provate per esempio a spiegare che Dio è uno solo, ma pure trino. O che il Cristianesimo viene a portare la pace e dunque Dio vuole che le guerre tribali cessino: però il simbolo di tale nuovo modo di vivere è un uomo morto violentemente in croce! Se invece usate un’immagine ben più morbida, tipo la Madonna con il bambino, vi scontrate poi con l’ostacolo che la donna non è parte della Trinità, non è una famiglia.

Quanto è difficile far coesistere il concetto che noi Dio lo abbiamo ucciso, cioè sacrificato, ma questo stesso Dio è qui per dirvi proprio di non sacrificare? Sono concetti su cui non si sofferma un credente che ci convive fin dalla nascita, ma molto complicati da trasmettere a chi non li ha mai sentiti prima. Per non parlare poi della traduzione: non ci sono pecore qua e nella Bibbia è un animale molto presente. Come traduci? E la parola Dio come la traduci?

I missionari olandesi (in Papua Occidentale) per esempio si esibivano in grandi danze “tradizionali” per far credere che anche i colonizzatori avessero le stesse usanze. Ma solitamente ciò che ha funzionato di più è riuscire a impressionare: con le proprie conoscenze, armi, medicine e forza. E soprattutto con la propria ricchezza. Se convertirsi avvicina a tutto ciò, l’incentivo è molto alto.

I missionari e i loro successi

Oggi i Melanesiani sono tutti formalmente di qualche confessione cristiana ma conservando anche le credenze più diverse. Inoltre la chiesa nel villaggio ha ormai il monopolio delle attività ludiche, cioè copre ogni forma di intrattenimento. Si balla e si canta a ogni occasione, ma tutto è organizzato dalla chiesa. Per il villaggio è pieno di piccole croci, di legno o anche fatte di cespugli, le usano per fare la via crucis e per giocare. Alcune croci vengono associate a simboli del posto. Il Papa lo chiamano nr. 1 Jesus Christ’s man…

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