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Vietare il Burqa?

Oggi in Svizzera si vota per vietare – di fatto – l’uso del burqa e del niqab in luoghi pubblici. (La formulazione giuridica è ben diversa ma questa è la sostanza)


Il burqa è una copertura totale del volto, persino degli occhi che vedono solo attraverso una fessura (come la copertina del mio libro in regalo). Il niqab è quello nella foto del post. Gli occhi sono liberi.


Da un lato il grande principio generale della libertà di vestirsi e disporre del proprio corpo come meglio si crede. Il rischio di alimentare l’islamofobia.


Dall’altro lato, a favore del vietare il burqa, si fa notare come esista già un divieto di nascondere il proprio volto – salvo piccole eccezioni. E come il divieto aiuterà le donne a liberarsi dal giogo dell’imposizione.

Il tutto poi in un momento in cui bisogna andare a votare, ironia della sorte, con una qualche forma di copertura del volto, cioè la mascherina!


Sia ben chiaro: non è in discussione il diritto di portare un velo sul capo, dunque il 99,99% delle donne islamiche che vivono in Svizzera (o anche le suore cristiane in Svizzera o di altre religioni) non sono toccate da questa decisione.
Per mia esperienza, il burqa non è praticamente mai una scelta libera. Sì, ci sono rarissime eccezioni. Magari qualche famiglia islamica che vive all’estero, dove delle varie figlie, una porti il burqa e le altre no (ripeto burqa! Non alcune con un velo sui capelli e altre senza, combinazione ben più diffusa).


Sostanzialmente quel rarissimo caso, è paragonabile al numero di donne che decidono di farsi suore di clausura. Cioè tagliare completamente ponti e rapporti con il mondo esterno salvo che con una ristrettissima cerchia di “sorelle” (nella fede in un caso e per parentela nel caso del burqa).


Io sono andato in Afghanistan a correre con le donne che si toglievano il burqa, cioè in sostanza sono andato a “manifestare” sia pure indirettamente, contro il burqa. Proprio lì dove è usato religiosamente e tradizionalmente. Dunque come potete immaginare sono contento se venisse proibito in Svizzera.


Con il burqa non vedi i colori, tutto è grigio; con il burqa non puoi sorridere agli altri, con il burqa di fatto non puoi lavorare. Non puoi fare ginnastica a scuola, ma molto più semplicemente non vedi proprio dove metti i piedi. Ed è voluto: il messaggio è che devi stare a casa, ti deve passare la voglia di uscire. Hai difficoltà a guidare. Se poi porti gli occhiali sei ancora più nei guai. Inoltre coprire il volto, è anche un chiaro e costante monito a tutti coloro che ti stanno intorno: se sei un uomo non mi parlare. Non mi rivolgere la parola. Stammi lontano. La mia è una vita di isolamento totale. In Svizzera poi vuole anche dire “non mi voglio/posso integrare”.


Su alcuni argomenti mi scopro paternalista: sono favorevole all’obbligo della cintura di sicurezza, ma anche, per andare più in tema, alle quote rosa. Insomma sono favorevole a “imposizioni” che permettono di spezzare questa terribile tradizione/regola religiosa. Che ovviamente viene fatta, così dicono sempre le povere donne, per libera scelta e per far piacere a Dio.

Nella mia esperienza è imposto e in nome di una volontà divina che troppo spesso confina con la volontà dell’uomo (inteso come essere di sesso maschile).


Se si riesce a vietare il burqa, nessun padre, marito o fratello può pretendere che si usi il burqa in luoghi pubblici. Di fatto la donna si trova più libera e nessuno se la può prendere con loro. Un passo in avanti.