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Xinjiang e Cotone

Il Xinjiang è l’enorme regione autonoma cinese che produce tanto cotone, evidenziata in rosso nella mappa di wikipedia in copertina.


Il territorio è enorme, oltre 5 volte l’Italia, la popolazione solo una ventina di milioni: circa 1,5% dei Cinesi vive in quella zona. Ed è terra di una minoranza musulmana di cui abbiamo parlato varie volte.
E’ di questi giorni invece la notizia che alcune grandi aziende cerchino di NON comprare – da tempo – il cotone prodotto in Xinjiang, perché lo si ottiene con lo sfruttamento del lavoro degli Uiguri (la minoranza musulmana).
Due considerazioni, poi i fatti li leggete ovunque sui giornali:


❗Il problema principale non è il cotone.

Circa un milione di Uiguri vengono rinchiusi in dei “centri di rieducazione”, cioè dei lager dove vengono torturati, isolati e maltrattati. Una parte di tali prigionieri e una parte degli Uiguri tutti, viene ANCHE impiegata per raccogliere il cotone. La Cina è oggi molto industrializzata, ma l’uomo è ancora utile, o forse, è solo una delle tante punizioni/impieghi a cui si costringe questa minoranza. Il problema sono i campi di concentramento e la volontà cinese di distruggere la loro cultura, tradizione e religione. Il cotone è solo uno dei problemi all’interno di un quadro più grande.


Precisazione inutile? No, è importante perché il cotone è un simbolo, ha – PER NOI – una eco. Dovendo scegliere una immagine della schiavitù in America, probabilmente sarebbe proprio legata ai campi di cotone. Dunque puntare i riflettori sul cotone permette alla Cina una facile difesa: voi siete stati gli schiavisti, voi avete la coda di paglia, etc. E però certo, puntare sul cotone permette di mostrare a tutti, in America, quanto è cattiva la Cina con grande facilità. Perché appunto sì, abbiamo la coda di paglia!


❗️❗️La reazione cinese agli attacchi è feroce. SEMPRE.

La Cina boicotta le aziende che non comprano il cotone, le toglie dalle ricerche online, non possono più vendere negli store, i loro testimonial rescindono i contratti, etc. Ovviamente la Cina dice che tali reazioni sono “spontanee” da parte dei Cinesi che si sentono feriti e attaccati. Questo è falso. In Cina nulla accade senza che il Partito Comunista sia al timone o quanto meno autorizzi. Il boicottaggio cinese è sempre frutto di una scelta dall’alto. E nessuna grande azienda può reggere l’urto. Persino Google ha dovuto trovare un compromesso. Questo fa paura. Le grandi aziende e anche molte nazioni, non possono parlare male della Cina.Questo è un problema che va affrontato.

Se vuoi approfondire cosa la Cina abbia distrutto e costruito in Tibet, come abbia “annacquato” la minoranza tibetana proprio come sta facendo con gli Uiguri, c’è il mio libro sul Tibet disponibile QUI.

Per approfondire la brutta usanza di mandare le persone – bambini inclusi – a raccogliere cotone in Asia Centrale, allora devi aspettare circa 20 giorni quando poi uscirà il volume 8 su Turkmenistan, Uzbekistan e Tagikistan…