L’unico modo per viaggiare nei Paesi più pericolosi del mondo e minimizzare davvero il rischio consiste nel non andare! Io sconsiglio vivamente di recarsi nei Paesi pericolosi. Dunque questa non è una guida al viaggio, ma solo il racconto di una esperienza.
Io sono un Ambasciatore – sia pure disoccupato – sogno di andare ovunque, per cui faccio il turista estremo. Vediamo come cerco di minimizzare il rischio.
Naturalmente dipende dal Paese. Perché a pericoli diversi, si danno risposte diverse.
Persone di Fiducia per il turista estremo
In generale per visitare i Paesi più pericolosi del mondo bisogna affidarsi a persone di fiducia sul posto. Non si può andare completamente da soli. Solo chi è del posto, conosce la lingua, legge le news, vive l’atmosfera, ha creato nel tempo una rete di conoscenze.
Queste persone esistono sempre, perché ovunque c’è un giornalista, un azienda, un Ambasciatore – magari non disoccupato – che ha necessità di recarsi in posti pericolosi. C’è sempre qualcuno che si organizza per offrire un servizio del genere che è molto lucrativo.
Come trovare queste persone?
Una veloce ricerca su internet non è sufficiente. Trovate un appartamento a Kabul dove l’host ha tante recensioni positive anche di stranieri? Bene, intanto potrebbe essere una trappola. E poi, se anche fosse tutto vero, ebbene i Talebani, per quanto ignoranti, sanno leggere. Sicuramente quella persona è sotto osservazione e, se volessero rapire degli stranieri, saprebbero dove cercare.
Per trovare contatti affidabili nei Paesi più pericolosi del mondo, servono canali affidabili, cioè informazioni che ricevete da altri “Occidentali”. E tali informazioni non si mettono su un sito internet accessibile a tutti.
Esistono aziende “Occidentali” che ti mettono in contatto con la persona fidata oppure fanno tutto loro (a pagamento ovviamente). Esistono gruppi in cui si è ammessi solo dietro presentazione dove ci si scambiano informazioni, e poi esistono metodi fai da te: cercare documentari su quel posto e leggere nei titoli di coda chi ringraziano i giornalisti.
Si può cercare l’azienda che li ha portati in giro oppure, si possono comprare libri su quel paese e vedere chi viene ringraziato dall’autore, dove hanno dormito quelle persone. Provate a mandare mail ai pochi grandi alberghi di catene internazionali presenti. Contattate i fotografi che vendono foto di quel posto.
Insomma bisogna cercare persone “fidate”. Ossia che non fanno trappole, non vi vendono loro per primi agli estremisti/ribelli/criminali per qualche migliaio di dollari. Sono i Paesi più pericolosi del mondo, la vita vale meno di quanto si pensi. Queste invece devono essere persone che hanno tutto da perdere, perché ovviamente se sbagliano una volta il loro business è rovinato per sempre. E tenete anche presente che vi difenderanno per bene, perché i primi a rimetterci la pelle sarebbero loro, collaboratori di cani infedeli, al soldo delle potenze nemiche, traditori della causa, etc.
E queste persone vivono in quel territorio tutto l’anno, voi pochi giorni.
Io ho fatto talmente tante ricerche strane, che Google nella parte dedicata alla pubblicità sul browser, ogni tanto mi fa apparire aziende che offrono sicurezza in territori di guerra, corsi per diventare un contractor, corsi di anti-terrorismo.
Bene, una volta trovata l’azienda o la persona giusta, che spesso è anche necessaria per fornire dei dati all’ambasciata a cui si richiede il visto, resta da capire come venga garantita la sicurezza sul terreno, ma prima bisogna arrivare…
Il volo verso Baghdad
Arrivando per esempio a Baghdad, vi accorgerete di andare incontro a uno dei Paesi più pericolosi del mondo fin dall’aereo. L’atterraggio infatti non sarà normale, perché il volo (si, un volo civile, di linea!) prenderà delle traiettorie circolari discendenti molto strane e che vi faranno venire anche un po’ di nausea. E’ chiamato atterraggio a cavatappi.
Il motivo è chiaro vero? Evitare missili. Gli elicotteri pure transitano lanciando delle specie di fumogeni che traggono in inganno possibili razzi.
Bene, una volta atterrati, mai lasciare l’aeroporto se la persona di fiducia non ti viene a prendere. Mai. L’aeroporto è sempre il posto più sicuro ed è presidiato spesso da forze internazionali. Certo se vi accorgete che l’aereo che atterra riparte appena possibile, in anticipo (potete vedere questo dato sulle app che tracciano i voli), allora la spiegazione ve la offro io: non hanno una assicurazione che copra il tempo a terra dell’aereo in una area di guerra o in uno dei Paesi più pericolosi del mondo. Questo vi dà l’idea di cosa vi circonda: se tutto vi sembra sicuro, sappiate che chi stipula assicurazioni per Ethiopian Airlines ne sa più di voi.
Ma detto tutto ciò, l’aeroporto rimane il posto più sicuro. O meglio, il meno insicuro.
L’aeroporto di massima sicurezza
Gli aeroporti ad alta security sono delle matrioska: zone dentro altre zone, dentro altre zone e così via. Spesso ci si muove di terminal, non perché il volo sia all’1, 2 o 3 come nei grandi aeroporti, ma perché le partenze sono da un unico terminal, che però è molto lontano dagli altri; anche chilometri di distanza e accessibile solo se hai passato la security di tutti gli altri “terminal”.
Tanti check point di security aumentano la sicurezza? Si, lo fanno.
No Marco PoLLo, anche un check point apparentemente poco rigoroso, in realtà serve: mettetevi nei panni del terrorista che ha la bomba addosso, mantenere i nervi a ogni passaggio è molto difficile, è probabile che non reggendo più alla tensione si faccia saltare. E dunque meglio lì che davvero all’interno dell’aeroporto.
A ogni security ci sono persone diverse, che vengono convocate per lavorare sempre con poco preavviso. Cani anti-esplosivo, zone in cui tutti lasciano il bagaglio e si attende lontani e poi lo si riprende di nuovo e di nuovo etc. Bisogna avere tanta pazienza.
Da aeroporti ad alta sicurezza, talvolta si esce (e arriva) solo con taxi autorizzati. Questo perché quella macchina è già stata controllata per quel giorno con grande attenzione e non uscirà più dalla zona aeroportuale: farà solo la spola dall’arrivo alla zona di scambio dove troverete normali taxi (anche qui ci possono essere molti chilometri di distanza) che poi vanno in città.
Ma quei taxi non vanno presi nei Paesi più pericolosi del mondo, voi dovete già essere con il vostro gancio di fiducia che avrà una sua auto.
Alte personalità, ambasciatori (Occupati!) e militari probabilmente si trasferiscono dall’aeroporto alla zona sicura con l’elicottero.
Ma non uno stupido turista.
Come gira in macchina il turista estremo?
Spesso con i vetri oscurati per non essere visti, vestiti con abiti locali perché certo, da vicino non inganni nessuno, ma da lontano si. E anzi,
per le donne in macchina avere copertura completa aiuta, mentre fuori dalla macchina meno. Riconoscono subito se c’è una Occidentale anche sotto al burqa: vedono come si muove, come sta in mezzo gli uomini, non in disparte, come non è umile nella postura. Sono come cacciatori esperti che seguono una preda…
Il massimo della sicurezza (a parte la scorta) lo si ha con una macchina civetta davanti di qualche centinaio di metri che ha il telefono aperto per comunicare con la tua auto. Ci fosse un posto di blocco, qualcosa di inatteso, ti comunicherebbero subito di fermarti o cambiare strada. Perché i posti di blocco sono pericolosi: non sai mai se li fanno i buoni o i cattivi.
Una macchina civetta davanti, magari con un autista e qualche donna del posto, offre grande sicurezza. E’ un buon metodo se devi prendere strade pericolose, cioè quelle che di solito vanno fuori città e non possono essere controllate palmo a palmo neanche da un esercito.
Il massimo del pericolo consiste nel muoversi dalla città in una direzione facilmente prevedibile in zona non sicura. Perché le spie che ti hanno identificato come straniero dentro la città, hanno tempo di indovinare subito la meta e di avvertire per un agguato. Quando entrerai in zona insicura, cioè controllata dai cattivi, ti aspetteranno con un “posto di blocco“.
Viceversa se si è già vicini alla zona “insicura” o tante sono le possibili mete, si entra di colpo e poi si esce, non hanno il tempo di organizzarsi. Anche loro corrono dei rischi nel tenere un posto di blocco illegittimo tanto tempo. Se poi ti scappa la pipì in zona insicura beh, peggio per te, non ci si ferma mai…
Se si fa una strada all’andata, meglio prenderne una altra al ritorno. Mai dire a nessun estraneo dove si sta andando. Neanche al proprio vicino Occidentale in aereo bisogna dire cosa si fa. Ma tanto su certi voli, difficile che qualcuno domandi qualcosa…
Zona Verde
Ma cosa sono queste zone sicure o insicure? Sono frutto di un giudizio o del fatto che siano controllate dai buoni e dai cattivi. Però dentro alla grande città, può esistere una vera zona sicura, chiamata Zona Verde (non perché ci sia natura!). E’ solitamente controllata da potenze straniere ed è sicura sul serio, nei limiti del possibile quanto meno.
E’ dove mettono le ambasciate dove ho portato inutilmente il mio curriculum…
Ma un turista solitamente non ha accesso alla zona verde (in Somalia sì invece perché la zona verde ingloba tutto l’aeroporto, dunque arrivando si è già dentro alla zona verde che è una micro-città. I politici somali vanno lì a incontrarsi più che in Parlamento, perché così sono al sicuro!).
Ma Mogadiscio a parte, se devi andare in ambasciata, qualcuno verrà a prenderti per portarti nella zona verde, lo stretto tempo necessario e poi farti uscire. Oppure ti consegnerà un documento ai cancelli della zona verde, cioè uscendo lui ma senza farti entrare. Sono zone sicure, proprio perché non entra nessuno non autorizzato.
E raramente si esce da lì. L’ambasciata americana a Baghdad era arrivata ad avere oltre 10 mila persone dentro, un Burger King, ogni servizio possibile e immaginabile. Le persone devono vivere lì per mesi, in pericolo, con il rumore delle bombe ogni giorno, senza poter uscire. Devi fornire loro tutto. Le zone verdi, spesso fatte proprio al centro della città, sono talmente grandi che ostruiscono la rete urbana.
Immaginate tutto il centro di Roma inaccessibile per sempre. Tante strade diventano morte, devi circumnavigare per raggiungere qualcosa che in linea d’aria è vicina. Chiuso intendo chiuso, non chiuso alle macchine e basta! Sopra alla zona verde a Kabul o Baghdad, ci sono dei dirigibili che controllano davvero tutto.
Lo spazio aereo è presidiato. E i famosi ambasciatori occupati, dall’aeroporto, arrivano nella zona verde con un elicottero e così non mettono mai piede fuori. Loro volano anche da una città all’altra, senza mai prendere strade non controllate.
E veniamo all’altra possibilità per circolare con la macchina nei Paesi più pericolosi del mondo: essere scortati.
La scorta armata per il turista estremo
La scorta può essere una scelta oppure una imposizione. Vuoi il visto turistico per andare in Tibet? Devi essere scortato. E non perché è pericoloso, ma perché non vogliono che parli liberamente con dei Tibetani. Vuoi andare in Corea del Nord? Obbligo di essere sorvegliato sempre e comunque. In Bhutan? Turkmenistan? Sempre qualche forma di controllo da parte del regime su di te.
Ma per esempio in Iraq, il Ministero del Turismo, se esci da Baghdad, vuole che tu sia scortato per la tua sicurezza. In Congo al Virunga devi essere scortato e in effetti dove ero io hanno appena fatto una imboscata terribile, eppure doveva essere la parte più sicura del Parco Nazionale.
Girare con la scorta ti mette al riparo da piccole prepotenze, allontana mendicanti, perdigiorno, cerca guai e così via. Ma fa di te un target. Ora non passi inosservato.
A Mosul sono entrato sostanzialmente con un carro armato e mi hanno portato a visitare l’ultima chiesa rimasta dopo che ISIS ha distrutto tutto. Un ospite da Roma non se lo aspettavano proprio e sono stati ben contenti di aprirmi le porte.
Ma torniamo agli svantaggi: se giri con la scorta, nessuno penserà mai che tu sia un innocuo turista. Non ci sono turisti in certi posti, nessuno può pensare che ve ne siano!
E con la scorta c’è una altra questione a cui è difficile rispondere: io che si facciano ammazzare per me non ci credo. Le guardie del Presidente degli Stati Uniti sono scelte tra migliaia, sono fedelissime, ben pagate, con tanti privilegi e una vita di allenamento per essere pronti se proprio dovessero sacrificarsi.
Le mie le ho conosciute due ore prima, parliamo una altra lingua, prendono 200 dollari e di me non frega proprio nulla…
In Somalia la scorta è obbligatoria perché lo Stato non esiste. La mia macchina era senza targa, tanto a che serve? Per entrare nella zona verde c’è una password che cambia ogni giorno e che conoscono autisti scrutinati e fidati di cui comunque non ci si fida davvero. Il percorso di ingresso è a ostacoli infiniti, così non puoi lanciarti in velocità. Cani e specchi, perquisizione totale ogni volta che rientri in zona verde.
L’alloggio nei Paesi più pericolosi del mondo
Entrare in albergo non è facile neanche per il cliente. Ogni oggetto elettronico va ispezionato e provato, con il cellulare devi fare una foto, con la macchina da presa un video, il computer va acceso, metal detector e così via. Peggio che ad un check in all’aeroporto.
Gli alberghi sono bunker veri e propri, con mura fortificate. Così come gli aeroporti sono a strati, per cui muro dentro muro dentro muro…
Un albergo bunker è come avere una scorta. Protezione ma target. Il mio albergo a Mogadiscio è stato attaccato numerose volte e purtroppo anche con morti ogni volta.
Ma ricordatevi che c’è sempre la possibilità di passare invece inosservati: e questo si ottiene con piccoli hotel familiari. Senza insegne, senza nome. Ma tanto a Kabul, non ci sono mai insegne. Dietro a ogni cancello non sai mai cosa ci sia. Nessuno ha interesse a far sapere. Tutto è nascosto.
E vi dirò di più: io a Kabul proprio non sapevo dove fosse il mio albergo! Perché siccome c’erano altri Occidentali, almeno se ne rapiscono uno, non può rivelare dove sono gli altri neanche sotto tortura. Hai solo un numero di telefono per le emergenze. Niente indirizzi. Ma non sei mai solo, hai sempre almeno un autista di fiducia che ti porta in giro e poi indietro.
Dalla finestra non vedi nulla così non vieni neanche visto dagli altri. E ovviamente questi alberghi nascosti vengono usati a rotazione dalle aziende che forniscono il servizio.
L’assicurazione per il turista estremo
Infine si, esistono compagnie che assicurano viaggi in zone ad alto rischio. La mia assicurazione non copre la mia morte perché non mi interessa, non ho persone a carico, mentre invece sono pronti ad evacuarmi da ogni nazione del mondo se fossi ferito o avessi bisogno di cure. Mandano un aereo per me. Ma non in Siria, Corea del Nord ed Iran perché sono nazioni che hanno restrizioni dovute a embarghi.