Categorie
Senza categoria

Delitti d’onore

Così, tanto per ricordare e cerchiamo di vedere i delitti d’onore. Perché magari i Talebani sono lontani e del Pakistan chi se ne frega; però questa ragazza in foto copertina – pare – essere stata uccisa in Italia per motivi di “onore”.


In Pakistan, – cioè quel paese di cui non ci frega nulla ma ha la bomba atomica e 200 milioni di persone – circa il 20% degli omicidi totali sono delitti d’onore.


Anzi, in alcune aree tribali, l’onore manca proprio a chi non agisce di fronte alla presunta ribellione femminile. Per loro, arrivare a uccidere una figlia o sorella, è la massima dimostrazione di quanto amore si abbia per antichi codici, Dio, la famiglia, la tribù etc. Si va in galera da eroi!


Nel piccolo, ricordiamoci che anche in Italia l’omicidio d’onore aveva pene attenuate. Molto attenuate.


“Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni”.


Data la grave provocazione (al tuo onore?) potevi uccidere con pena molto ridotta, persino soli 3 anni, tua moglie. Ma pure tua figlia e sorella. Cioè persone che neanche hanno promesso a te alcuna fedeltà davanti a Dio o agli uomini. E ricevevi pena ridotta anche per l’omicidio dell’uomo che era a letto con tua moglie, cioè una persona che con te non ha nulla a che fare, non è parte della tua famiglia. Un soggetto completamente innocente per gli standard di oggi.

Matrimonio riparatore


Proprio nel 1981 la stessa legge che aboliva l’omicidio d’onore, eliminava anche il matrimonio riparatore, dove l’uomo protagonista nell’atto sessuale era invece tutt’altro che innocente.


Se avevi violentato una donna, ma poi la sposavi, il problema era risolto. A dimostrazione di come la donna (spesso costretta a sposare il proprio stupratore per non essere emarginata) fosse una vittima accessoria. Il vero problema era il buon nome, l’onore della famiglia e della comunità intera, l’armonia nel villaggio. Se si sposavano lo scandalo non esisteva più e quasi tutti erano contenti. Dico quasi, perché forse per una donna vivere con uno stupratore destinato a diventare padre dei suoi figli non mi sembra una buona soluzione.


Vedremo nel volume 13 l’Ala Kachuu che ancora esiste oggi soprattutto in Kirghizistan.


Per provare a capire la mentalità di un troglodito che vede nella morte un lavaggio di ogni onta, ecco da dove veniamo noi:


(Levitico 20,15) 15 L’ uomo che si abbrutisce con una bestia dovrà essere messo a morte; dovrete uccidere anche la bestia.


Va uccisa ANCHE la bestia. Quel sangue pure serve a lavare chissà cosa. Da ultimo, cambiando ancora prospettiva e presunte colpe: è chiaro che la bestia non può aver provocato l’uomo. Mai. Eppure deve morire. Pensate dunque come si guardava ad una donna coinvolta in un atto sessuale sia pure involontario…


Saman (la presunta vittima in foto) – pare – avesse una relazione con un ragazzo e non volesse sposare l’uomo scelto dalla sua famiglia. Pare, ripeto pare, sia stata uccisa NON dalla furia di un singolo uomo in stato confusionale per aver trovato la figlia a letto con un ragazzo, bensì – pare – sia stata uccisa con la complicità di molti membri della famiglia, in maniera studiata a tavolino. In Italia.


Mi sembra un fatto di cronaca nera molto più importante del singolo gesto insano di un pazzo in cui c’è solo da piangere le sfortunate vittime, ma nulla da apprendere per la comunità.