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Gli USA supportano il Tibet

Gli USA approvano un pacchetto di misure economiche per contrastare la pandemia e in questo modo supportano anche il Tibet!

La cifra stanziata in generale è di 2,3 trillioni di dollari: ci vorrebbe zio Paperone per chiedere quanti zeri ci siano nel numero.

Ma qui interessa altro: dentro questo enorme “contenitore” c’è finita anche una leggina approvata all’unanimità da Repubblicani e Democratici. Gli Stati Uniti riconoscono che la nomina – ehm riconoscimento – del futuro Dalai Lama spetta al popolo tibetano. Tradotto vuol dire che non permetteranno alla Cina di aprire nuovi consolati fino a che l’America non sarà autorizzata a crearne uno in Tibet! L’America vuole avere dei suoi rappresentanti sul territorio quando sarà il momento. Con la presenza di diplomatici stranieri, per il Partito comunista cinese sarà più difficile pretendere di essere loro quelli in grado di riconoscere il successore.

Inoltre gli USA si impegnano a sostenere NGO’s che supportano il Tibet (cioè si danno fondi alla causa fin da ora) e possono adottare misure restrittive verso le singole persone che cercheranno di interferire nel processo.

La lobby tibetana è ancora forte a Washington. L’unanimità poi è importante, appena cambia presidente la Cina sarà incazzata pure con Biden e compagnia… Frega niente del Tibet?

Ok, però ci sono due punti di grande interesse che vanno oltre la singola zona geografica.

1. Gli Stati Uniti contrastano la Cina su una questione di mero principio e diritti umani. Non c’è nulla da guadagnare per loro, né direttamente né indirettamente. Persino l’India (che ospita il governo tibetano in esilio) non fa cose del genere per non incorrere nell’ira cinese. Come vedete, non sempre è tutto e solo interesse;

2. Minacciare i funzionari cinesi di restrizioni negli Stati Uniti, sembra un gridare alla luna? Chi ha mai paura di non poter più andare a Disneyland a Orlando?

Le paure dei funzionari cinesi

Gli stessi membri del Partito comunista cinese spostano più denaro possibile all’estero, solitamente proprio negli Stati Uniti. Così è al sicuro dal loro stesso governo, quello di cui fanno parte! Fino a qualche anno fa, un numero rilevante di alti membri del Partito avevano l’intera famiglia all’estero (spesso in USA dove le élite mandano i figli a studiare e dunque la madre ha una ottima scusa per seguirli). Perché in Cina, quando si sale in alto, il rischio di cadere in disgrazia aumenta. Oggi per esempio, se un funzionario cinese non ha la famiglia in patria, non fa carriera. Il Partito vuole esercitare massima pressione anche sui suoi membri (anche perché alle volte questi funzionari rubavano a piene mani e raggiungevano la famiglia all’estero per non tornare mai più…)

Nella foto di copertina il tweet di Lobsang Sangay, l’attuale successore del Dalai Lama nelle sue funzioni politiche (non religiose!). Di recente la Casa Bianca lo ha ricevuto e ribadito così il supporto degli USA per il Tibet.

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